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Racconti
30-04-2007 AUTORE: kokkina

Il buio...E poi la luce

Buio...niente, solo il buio, nn voleva vedere altro, solo il
nero dell'oscurità della sua stanza. solo quello. Il
cuscino era oramai pieno delle sue lacrime, salate e calde,
il trucco era tutto colato dai suoi stupendi occhi, e lei nn
voleva più vedere niente, più pensare a niente, e nel buio
della sua stanza era sola, nessuno poteva raggiungerla lì,
nella sua oscurità. Sdraiata sul letto nn aveva più la
forza di pensare a niente, aveva passato tre giorni nel
tepore del buio di quella camera, e oramai quell'ombra le
era entrata dentro. Aveva pianto tanto, forse più di
quanto avesse mai pensato di fare, ma sicuramente aveva
pianto tutte le sue lacrime; per quel ragazzo, quel tipo che
l'aveva fatta sentire sempre speciale, così felice, che l'aveva
resa una donna, e che, poi, l'aveva ingannata, dicendole "ti
amo" ogni volta, parlando di non lasciarla mai, parole,
soltanto parole, che la facevano soffrire ancora così
tanto, che ogni volta la facevano sentire così vulnerabile,
così triste, e sola. Sola al mondo, senza più una ragione di
vita. La madre era preoccupata, da tempo non riconosceva
più sua figlia, che nn le raccontava nulla, che nn le
chiedeva più consiglio; molte volte era andata a chiederle
una spiegazione di quella reclusione, ma nn aveva mai
ricevuto una risposta, e l'indifferenza fa più male di ogni
parola, perchè sono i silenzi che creano le distanze più
grandi tra le persone.
Ma alla ragazza nn interessava di creare un conflitto
con sua madre, voleva stare sola, sola col suo dolore. Il
terzo giorno si presentò nella sua camera l'unica persona
che la comprendesse davvero, l'unica con cui voleva
parlare e, che era sicura, nn l'avrebbe mai giudicata.
Entrò di soppiatto, senza fare rumore; la casa era deserta,
in fondo era orario scolastico... La ragazza nn si mosse,
era sdraiata supina, sul letto disfatto, lei era vestita, in
disordine, e con una voglia matta di buttarsi dal balcone.
Ma la sua amica non era tipo da farsi impressionare, nn
voleva che si riducesse così, e cercò di sembrare più
spontanea e fresca possibile; aveva in mano un sacchetto,
dentro c'era una selezione di tutti i tipi di brioches
esistenti al mondo. "ALzati, ti prego, nn ce la faccio a
vederti così, reagisci! Era un coglione, solo un
coglione..."pensò; ma la ragazza nn si alzava, sembrava
una statua; Ma, all'improvviso, iniziò ad emettere dei
gemiti, e a singhiozzare, l'amica si sedette di fianco a lei e
non disse nulla, la abbracciò. Rimasero così per molto
tempo, senza dire niente, come se tutte le parole fossero
spese in quell'abbaccio. E piano piano smise di piangere.
Sussurrò un timido "Grazie...", ma fu subito dolcemente
zittita dall'amica, che non fece altre che aprire le
finestre, le imposte e lasciare entrare i raggi del sole, che
sembrarono acarezzare le guance della ragazza, che ora
sembrava una bambina, indifesa e vulnerbile; ma quel sole
contribuì a darle un po' di forza, la stessa forza che le
era mancata per così tanto tempo in quell'oscurità, gli
occhi le si inondarono di luce, che, per qualche momento
non le fece vedere nulla, il calore del sole le penetrò fin
dentro le ossa e lei, fece un gran respiro, sentendosi
finalmente libera, libera di dimenticare, libera di
ricominciare a vivere e libera di sentirsi di nuovo felice,
felice per non aver dovuto dare spiegazioni a quell'amica,
che l'aveva capita fin dal primo momento. Così uscì dal
torpore della sua prima delusione d'amore, e assaporò la
vita, come se fosse una brioches ripiena, di cui è impossibile
riconoscerne il contenuto, senza averla prima assaggiata.


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